AUB: abnormal uterine bleeding – sanguinamento uterino anomalo postmenopausa
Abbiamo visto in precedenza che la menopausa si definisce come l’assenza completa della mestruazione da almeno 12 mesi, a febbraio ho anche effettuato un’interessante diretta con Magnesio Supremo sulla transizione da Menopausa a Golden Age, che vi consiglio di cercare sul mio profilo IG.
Ma in questa fase a volte accade di vedere occasionalmente del sangue dai genitali, ed è proprio l’attenzione a questo sintomo che può essere la salvezza per quelle donne che hanno una patologia alla base del sanguinamento. Non sempre infatti è così. Nella maggior parte dei casi la donna vede uno scarso sanguinamento, meno che da proteggi slip per intendersi, di colore marrone. Un segnale sicuramente di allarme è quando questo sanguinamento è rosso intenso o rosso vivo e accade molto dopo i primi anni dalla diagnosi di menopausa.
Qualsiasi perdita ematica di questo tipo deve essere indagata con una visita ginecologica. Perdite ematiche “eccessive” (di durata o/e quantità) rispetto ad un normale flusso mestruale che compaiono anche prima dei 12 mesi di completa assenza dei flussi (cioè nella fase di passaggio dalla pre- alla post-menopausa, nota con il nome di “transizione perimenopausale”) non sono da considerare normali e vanno anch’esse sempre indagate.
Tra le cause più comuni di perdite di sangue in menopausa c’è l’Atrofia Vulvo Vaginale [ne abbiamo parlato in precedenza nel blog – AVV], una condizione patologica che interessa il 50% delle donne dopo i 50 anni e della quale si parla ancora (troppo) poco.
L’atrofia vulvo vaginale, conosciuta anche come vaginite atrofica, riguarda circa una donna su due in post menopausa e i cui sintomi principali sono secchezza vaginale e dolore durante i rapporti sessuali, bruciore e prurito. È ancora poco conosciuta: il 63% delle donne non sa che è una condizione cronica ed oltre il 50% dei ginecologi non affronta tale argomento con le pazienti.
In molti casi le perdite ematiche in menopausa e perimenopausa sono sintomatiche di patologie lievi e benigne che possono essere risolte con una visita ginecologica oppure con un trattamento farmacologico specifico. Le più frequenti, dopo l’atrofia vulvare sono:
- Polipi endometriali: si tratta di una patologia benigna dell’apparato genitale femminile ma scatena sempre grande apprensione. I polipi uterini possono comparire nella fase premenopausale (40-50 aa), mentre sono più rari in menopausa. Tecnicamente si tratta di un’iperplasia, ovvero di una alterazione cellulare che si verifica nell’area dell’endometrio, cioè nella zona più interna dell’utero. Nella maggior parte dei casi sono asintomatici, e a volte l’unico sintomo può essere proprio il sanguinamento.
Per individuarli a volte basta una visita ginecologica, specie se si tratta di polipi al collo dell’utero. Con un’ecografia transvaginale si sospettano se endometriali e si possono confermare con un’ecografia 3D o meglio un’isteroscopia che diventa anche il trattamento di prima scelta
- Le iperplasie endometriali: rappresentano uno spettro di patologie di origine disfunzionale basate essenzialmente su iperestrogenismo non bilanciato. Per questa condizione patologica, che ha come conseguenza il sanguinamento uterino anomalo o spotting, ci sono dei fattori di rischio ben noti;
- L’età: si è visto che dopo i 45 anni, ovvero in età climaterica, l’incidenza della iperplasia endometriale è maggiore;
- Obesità e diabete;
- Esposizione prolungata a terapia estrogenica;
- Nulliparità ovvero assenza di gravidanze;
- Lunga vita fertile, ovvero menarca precoce e menopausa tardiva.
Accanto alle patologie benigne, è bene sapere che un sanguinamento anomalo può essere anche sintomo di patologie più gravi, come un tumore.
Questo non deve generare paura, ma dare la spinta a effettuare tutti gli accertamenti del caso per capire qual è l’origine delle perdite.
Uno di questi accertamenti che può essere richiesto è l’isteroscopia, una tecnica innovativa, non invasiva e indolore, considerata la più adatta per la visualizzazione diretta della cavità uterina e l’eventuale trattamento di patologie locali. Il fatto che venga richiesto non deve generare preoccupazione, né asia. Viene eseguita con un isteroscopio, come un tubicino metallico di circa 4 millimetri di diametro che viene introdotto attraverso il collo dell’utero per una visione diretta e precisa della cavità uterina, dell’endometrio e degli osti tubarici. Questo esame diagnostico sarà eventualmente consigliato dal ginecologo se ne riscontra la necessità e può essere effettuato in ambulatorio o day-hospital, senza anestesia oppure con una lieve sedazione, e dura pochissimi minuti. Se necessario si possono trattare anche polipi uterini, fibromi e sanguinamento uterino climaterico (si parla di “see and treat”).
Qualsiasi sia la causa del sanguinamento, sicuramente va indagato e approfondito con il proprio ginecologo/a curante. E ricordate sempre la prevenzione è la miglior cura. State serene e affidatevi ai professionisti!