LA GRAVIDANZA BIOCHIMICA
Una gravidanza biochimica potrebbe sembrare un “falso positivo”, come se la paziente non fosse davvero incinta. La verità è che una gravidanza biochimica consiste davvero in un concepimento ma che si esaurisce in un aborto spontaneo molto precoce.
L’avvento dei test di gravidanza ad alta sensibilità ha reso possibile una diagnosi precoce della gravidanza. Un test di gravidanza può essere positivo fin dai primi giorni della fase di impianto dell’embrione o quando le tracce di β-hCG sono rilevabili nel siero materno.
È stato stabilito che ben il 25% delle gravidanze fallisce ancor prima che la donna abbia qualche indicazione soggettiva della gravidanza, cioè, prima del ritardo delle mestruazioni o dei sintomi della gravidanza.
Nella popolazione generale, la maggior parte delle gravidanze biochimiche non vengono rilevate. Quelle riconoscibili sono giusto la punta dell’iceberg.
Cosa avviene allora nel nostro corpo?
Quello che sostanzialmente succede è che l’ovocita viene fecondato e l’embrione inizia il suo viaggio verso l’utero. Si impianta nella parete dell’utero come una normale gravidanza, ma dopo pochissimi giorni si interrompe questa comunicazione tra embrione ed endometrio e il meccanismo dell’impianto non procede.
Quindi in sostanza la gravidanza biochimica, detta anche aborto biochimico o microaborto, è la fine della gravidanza in un periodo estremamente precoce, pochissimo tempo dopo aver scoperto la gravidanza, è come un’interruzione di un segnale di comunicazione tra embrione ed endometrio.
Dal punto di vista fisico la gravidanza biochimica non implica alcuna problematica, certamente però dal punto di vista psicologico ha un peso importante e spesso riscopre paure sul proprio futuro e sulla propria capacità di avere figli.
Come si diagnostica? Le gravidanze biochimiche sono diagnosticate solitamente quando si monitora attivamente la gravidanza, dosando i livelli di β-hCG.
L’aumento transitorio dei livelli di β-hCG che caratterizza una gravidanza biochimica è distinto da quello di una gravidanza clinica, che include aborti spontanei e indotti, gravidanze ectopiche e evolutive.
In assenza dell’indagine ecografica di routine, una gravidanza biochimica può essere distinta dalla gravidanza clinica dalla combinazione di un livello basso di β-hCG (<100 mIU/mL), dalla rapida caduta della concentrazione di β-hCG urinaria o sierica e dalla mancanza di sostanziale ritardo nell’inizio del successivo ciclo mestruale
La gravidanza biochimica è dunque una situazione in cui, sebbene il test delle β-hCG sia positivo, la gravidanza non progredisce fino al punto di conferma ecografica.
Pertanto, il termine gravidanza “biochimica” si riferisce al fatto che la gestazione viene diagnosticata solo per via biochimica, cioè dal test delle β-hCG.
Quali sono i sintomi? In realtà non esistono dei sintomi specificamente indicabili come riferiti ad una gravidanza biochimica. Essa è caratterizzata infatti da una sintomatologia del tutto simile alla normale gravidanza, oppure ad un’assenza totale di sintomi.
Spesso inoltre la gravidanza biochimica viene confusa con un ritardo del ciclo, proprio perché avviene nell’imminenza dell’impianto quindi circa 4-5 settimane dopo l’ultima mestruazione. Molte donne quindi non sanno né sapranno mai che in realtà quel ciclo in ritardo è stata invece una gravidanza.
Solo in alcuni casi si presentano stanchezza e senso di irritabilità o variazioni umorali che prima non si verificavano, spesso però questo viene associato ad un periodo di particolare stress e non certo per sintomi di una gravidanza che non si sospetta nemmeno essere in corso.